Malesia paradiso fiscale in “lista nera”… anzi NO

La decisione da parte del G20 di inserire la Malesia nella lista nera dei paradisi fiscali “non collaborativi”, è passata in secondo piano rispetto alla nomina di Najib quale nuovo Primo Ministro ed anche al G.P. di Formula 1 di Sepang. Non vi è stata comunque una preoccupazione al riguardo ed era parere diffuso che si fosse trattato di un errore dovuto alla fretta ed alla superficialità con le quali era stato redatto il documento. Il documento, infatti, non rendeva note nè le motivazioni dell’inclusione in tale lista (i cui criteri già sono differentemente interpretabili) né rendeva tantomeno noti i provvedimenti che tale decisione del G20 avrebbe comportato.

Successivamente è stata eliminata dalla “lista nera” l’Uruguay sulla base di una semplice lettera di reclamo, che farebbe pensare in effetti a come la decisione del G20 non sia stata ponderata ed analizzata sufficientemente. A quel punto anche il Primo Ministro Najib ha inviato un dossier nel quale si dimostrava come la Malesia rispettasse quelli che sono stati definiti “tax standards” e su tale base dichiarava che la Malesia non doveva essere inclusa nella categoria dei paesi non collaborativi rinnovando al tempo stesso la disponibilità alla collaborazione reciproca con ogni Stato in particolar modo per quel che riguarda il riciclaggio di denaro. Sulla base di ciò Angel Gurria, Segretario Generale dell’OCSE (l’Organizzazione per la Cooperazione allo Sviluppo Economico, che aveva stilato la classifica), ha annunciato che la Malesia non sarà piu’ inclusa nella cosiddetta ‘lista nera’ dei paradisi fiscali diffusa dopo il G20 di Londra.

L’opinione pubblica malesiana, comunque non riporta alcun astio per essere stata – sia pur per poco tempo – dipinta al mondo intero come uno dei paesi che hanno contribuito alla crisi economica mondiale. Anzi, vi è stato chi ha evidenziato, ironicamente, come questa dichiarazione del G20 abbia avuto ritorni “pubblicitari” infinitamente superiori alla campagna di attrazione di investimenti che da anni il Governo malesiano sta effettuando per promuovere la non molto conosciuta isola di Labuan, che effettivamente e’ uno dei cosiddetti “paradisi fiscali”, in quanto gode di uno statuto speciale riguardante le società finanziarie ed il sistema fiscale in vigore sull’isola malesiana, prevede che i profitti delle societa’ con sede nell’isola, siano tassati con l’aliquota del 4%.